Tra Storia e Leggenda, la nascita di Mondovì


Alessandro Marini
20/09/23
Storia
Foto di Piazza Maggiore
Mondovì è una città del Basso Piemonte situata tra le Alpi Marittime, la Pianura Padana e le colline della Langhe. Venne fondata nel 1198, lo stesso anno di Cuneo e non è una coincidenza, in seguito a varie vicende che coinvolsero probabilmente il Vescovo di Asti, il signore feudale del luogo. Le terre in questione, prima di appartenere al vescovo d'Asti, rientravano nei possedimenti dell'estesa, sebbene scarsamente popolata, contea carolingia di Bredolo, il cui omonimo centro ne era la capitale. Bredolo era, infatti, un piccolo centro che sorgeva nei pressi della Pieve di Santa Maria, risalente forse all'VIII secolo e oggi parte del comune di Mondovì. Proprio la distruzione dell'antica Bredolo, già abitata in epoca preromana e romana, unita ad una situazione di grandi cambiamenti ed instabilità non solo regionale, ma quantomeno riscontrabile in tutto il Centro e Nord Italia, potrebbe aver portato alla nascita delle città di Cuneo e Mondovì. Sebbene, la storia della fondazione e la storia della città di Mondovì è già stata tratta in precedenti articoli, che vi invito a riprendere, vi lasciamo un riassunto. La città di Mondovì venne edificata, dai transfughi di Bredolo e di altri centri limitrofi, su un monte detto Monte di Vico, a cui diedero l'appellativo di Monteregale, in latino Mons Regalis, per simboleggiare l'indipendenza dai domini feudali di questo nuovo libero comune. Ancora oggi i suoi cittadini vengono chiamati monregalesi, proprio in virtù dell’antico nome della centro abitato. Il futuro libero comune era abitato, inizialmente, dalle genti delle comunità di Vico, oggi Vicoforte dove è possibile ammirare il maestoso Santuario, Valle e Carassone, oltre a coloro che abitavano l'antica capitale di Bredolo, i quali si stanziarono ai piedi del Mons, dando vita al rione di Breo. Tra vicende alterne, che la videro conquistatrice, ma più spesso conquistata e a volte distrutta, Mondovì continuò a crescere d'importanza, diventando diocesi nel 1388 e successivamente, tra il XV e il XVI, una città fiorente nonché, la più popolosa del Piemonte. Tant'è che nel 1472 venne stampato il primo libro della regione e nel 1560 Emanuele Filiberto vi istituì l'Università piemontese, seppur per soli sei anni, quando poi ritornò a Torino. Tra il 1680 e il 1699 la città e le sue vallate insorsero per tre volte contro i duchi sabaudi, che nel tentativo di forgiare un forte stato centralista e assoluto, come succedeva nel resto d'Europa, decisero di revocare gli antichi statuti cittadini, sebbene fossero stati riconosciuti nell'atto in cui il comune si "donava" ai Savoia, in quanto la città non fu vinta dall'esercito sabaudo. Dalle insurrezioni scaturì una sanguinosa guerriglia, che facilitata dai luoghi montuosi e collinari, si protrasse per lunghi anni e venne fermata con molta fatica e numerose perdite da entrambi i lati. Una volta sconfitti, i ribelli e le loro famiglie furono deportati nel vercellese. Tuttavia, esiste una leggenda legata al folclore e al carnevale cittadino, secondo cui a fondare la città fu la Bela Monregaleisa insieme ad altri contadini e allevatori. Stando alla leggenda, i primi abitanti della futura città furono al servizio dell’ultimo dei grandi condottieri Saraceni in Europa (da cui deriva la maschera carnevalesca del Moro), il quale aveva il desiderio di siglare un accordo di pace con l'imperatore Ottone I, in modo da poter fare finalmente ritorno nella sua terre d’origine dopo anni di battaglie e saccheggi. Tuttavia, l'imperatore Ottone I raggiunse quei luoghi per muovergli guerra, così da sconfiggere definitivamente la minaccia portata dai guerrieri arabi. Sorprendentemente i negoziati ebbero successo, anche grazie all’intervento della figlia dell’imperatore Adelasia, la quale era scappata da corte, rifugiandosi proprio nel Basso Piemonte con il suo scudiero, nonchè amante, Aleramo. La principessa appoggiò la causa del principe saraceno poichè, poco prima dell'arrivo dell'imperatore e delle sue armate, lui e i suoi uomini salvarono i due amanti da un manipolo di briganti e perciò Adelasia decise di aiutarlo cercando di convincere il padre a lasciarli salpare. Dopo la partenza dell'ultimo esercito di Saraceni, la Bela Monregaleisa e gli altri contadini che vivevano nelle loro terre, decisero di trovarsi una nuovo posto in cui vivere, trovandolo sulla sommità del Monte di Vico, oggi Monodvì Piazza. Se è vero che le leggende hanno sempre un fondo di verità, chissà qual è la verità che si cela in tale racconto della tradizione monregalese.
Fonti: Amedeo Michelotti, Storia di Mondovì, ristampa anastatica a cura del Rotary club di Mondovì; mentre la storia della leggenda sulla fondazione di Mondovì è tratta dal libro di Marco Tomatis e Cinzia Ghigliano "Ogni Anno a Carnevale".
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