Oplitodromia

Simone Pipi

29/01/24

Storie e Sport

Scena dell'oplitodromia dipinta su un vaso.

L’oplitodromia fu un'antica disciplina di corsa che faceva parte dei Giochi Olimpici e di altri giochi ellenici. Era l’ultima gara tra quelle di velocità e venne introdotta a partire dalla 65ª Olimpiade, disputate nel 520 a.C. A differenza delle altre corse, in cui generalmente i partecipanti erano atleti nudi, le regole dell'oplitodromia imponevano ai corridori di indossare un determinato abbigliamento: gli schinieri, la parte dell'armatura che proteggeva la tibia, l'elmo, chiamato oplon e da cui traeva il nome la classe di fanteria degli opliti, e infine l’aspis, il pesante scudo di legno e bronzo. La corsa era piuttosto breve e ciò rendeva il carico dell'armatura, che pesava almeno venti chili, più una prova di forza che di resistenza. Il percorso dell'oplitodromia di solito era un singolo giro di stadio, ossia 350-400 metri.  Si è supposto che gli scontri con le squadre di arcieri persiani abbiano avuto un ruolo nell'ideazione dell'oplitodromia. Infatti, la fanteria pesante greca, dovendo fare i conti con la rapidità dei tiratori avversari, ebbe la necessità di condurre manovre veloci sul campo. Questa disciplina rappresenta abbastanza bene la gittata degli archi persiani e rende possibile ipotizzare che per gli atleti questa pratica, oltre che una competizione sportiva, fosse un vero e proprio allenamento militare. L’oplitodromia viene praticata ancora ai giorni nostri in alcune parti d’Italia, anche se in parte modificata. Oggi consiste nell’effettuare una corsa a squadre composte da 4 persone, due ragazzi e due ragazze, che, alternandosi a staffetta, percorrono 96 metri ciascuno. Il cambio del testimone consiste nel passaggio dell’armatura da una persona ad un’altra. La squadra che avrà realizzato il percorso con il tempo più veloce vincerà la gara. A questi giochi una volta all’anno partecipano gli alunni rappresentanti i plessi scolastici di tutto il comune di Capaccio Paestum, in provincia di Salerno. L’obiettivo è quello di valorizzare la crescita culturale e sportiva delle future generazioni e di risvegliare il senso di appartenenza attraverso la conoscenza e la consapevolezza delle proprie radici storiche.


Fonte: Giornale Infocilento.



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