La Storia della Carta d'Identità

Alessandro Marini

02/10/23

Storia

Immagine raffigurante cittadini Romani

Da sempre, gli appartenenti ad un determinato gruppo sociale cercano di dotarsi di elementi distintivi, che li permettono di distinguersi da altre comunità. Nella preistoria per esempio si ricorreva all'uso di tatuaggi, come testimonia fra l'altro la mummia di Otzi, o ad oggetti particolari, usati come simboli, d'altronde il simbolo è un fortissimo elemento di aggregazione, anzi per comprendere un simbolo bisogna essere parte di un determinato contesto sociale. Per esempio il simbolo per eccellenza durante i secoli medievali e non solo, era la corona.

ll primo esempio riconducibile ad una carta d'identità moderna però, fu introdotto dagli Assiri, a partire dalla fine del II millennio, i quali usavano tavolette di terracotta, su cui incidevano, in caratteri cuneiformi, il nome ed altri dati anagrafici dell'interessato. Ad Atene invece, bisognava dimostrare di essere figli di ateniesi, avere un appezzamento di terra ed essere in grado di combattere. Una volta dimostrato di essere cittadini si acquisivano diritti, come quello di voto e di proprietà privata e doveri, come quello di andare in guerra. Nella Roma antica esistevano due modi per provare la proprio cittadinanza, che si acquisiva nascendo in giuste nozze da padre romano, venendo adottato da un romano, in seguito a manomissione, ossia liberazione dallo stato servile ad opera del padrone e per concessione statale singola o collettiva. Le concessioni più note vennero fatte nel 89 a.C., in seguito alla guerra sociale, a tutti gli italici, a sud del Po e poi nel 49 a.C. anche ai Transpadani e infine nel 212 d.C. tramite l'editto di Caracalla, con cui venne attribuita la cittadinanza romana a tutti gli abitanti liberi dell'impero. Il cittadino poteva vantare diversi privilegi, variabili nel corso della storia romana, come ricoprire cariche pubbliche ed essere soggetto allo ius civilis. Esisteva inoltre, una classe "intermedia" tra il cittadino e il peregrino, persona libera soggetta al dominio di Roma, la cittadinanza latina. La cittadinanza si poteva perdere per morte o quando si cadeva in stato di schiavitù, presso altri popoli, benchè in realtà questo status veniva equiparato alla morte, attraverso la cosiddetta fictio iuris. Oltre a queste due possibilità, comportava la perdita della cittadinanza, la sua revoca da parte dell'autorità pubblica, come quando si veniva condannati per determinati crimini. Infine, si poteva perdere la cittadinanza, ma solo nella Roma più arcaica, in seguito ad insolvenza.  Ma come si dimostrava ? Come già detto, esistevano due modi, uno consisteva in una semplice dichiarazione "Sono cittadino romano", anche se per essere meglio creduti, bisognava vestire alla moda romana, parlare un buon latino e indicare la propria storia famigliare e portare testimoni all'occorrenza. Nel corso del Medioevo presero piede certificati, rilasciati dalle autorità del proprio stato, o comune, chiamati salvacondotti, di durata e portata limitata, usati da commercianti, studenti, religiosi...ed indicavano il nome del portatore e a volte i tratti distintivi.

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