La Battaglia di Pollenzo

Sofia Ronzino

14/06/23

Storia

Ricostruzzione della città di Pollenzo

La battaglia di Pollenzo può essere considerata la più grande battaglia condotta in epoca tardoantica in provincia di Cuneo. Pollenzo era una florida città fondata nel 179 a.C. dalla direzione del console Q. Fulvio Flacco. Essa presentava una strada che la collegava ad Augusta Taurinorum (Torino) e una che andava direttamente verso lo sbocco sul Mar Ligure. La città, che oggi appare come una piccola frazione sotto il comune di Bra, era di forma rettangolare adornata da templi, mura, un complesso termale e un foro. Il periodo di massimo benessere si verificò tra il I e III sec d.C. grazie alle attività di vaseria, tintura della lana e commercio vinicolo. Lo scontro campale avvenne il 6 aprile del 402 d.C. tra l’esercito romano di Stilicone e i Visigoti di Alarico che dovevano essere allontanati dall’Italia dopo l’assedio di Milano; assedio che vide l’imperatore Onorio attaccato nella sua stessa capitale, e che, per sua fortuna, venne salvato dall’esercito di Stilicone, il suo Magister militum. Dopo l’assedio, Alarico, per evitare lo scontro diretto con l’impero, decise di spostare il suo esercito in prossimità di una delle valli sul fiume Tanaro. Durante la celebrazione della Pasqua in accampamento visigoto, Alarico non si aspettava un attacco e venne travolto dalla cavalleria degli Alani, affidata al generale Saulo dallo stesso Stilicone che attraversò il Tanaro per raggiungere il nemico. I Visigoti dopo una prima incertezza riuscirono però a riprendere terreno uccidendo il capo degli Alani e mettendo in fuga la cavalleria. La vittoria sembrava già in mano ad Alarico, ma grazie alla fanteria di Stilicone i romani riuscirono a rompere le file dello schieramento nemico pressandoli contro il Monte Vittore che cadeva a picco sul fiume Tanaro. In questo avvenimento i Visigoti accusarono moltissime perdite e ciò permise ai romani di entrare nell’accampamento, prendendo così il bottino che spettava loro. Tuttavia, Stilicone non annientò l’esercito dei Visigoti, facendo sorgere così sospetti nella popolazione romana in quanto lo stesso generale era di natali barbari; dalle fonti non ci è dato sapere con certezza se Stilicone avesse fatto un patto con il nemico o agisse in buona fede sperando di potersi servire della forza di Alarico. Attestazioni di un comportamento simile si erano già verificate nello scontro nel Peloponneso contro Alarico nel 397 d.C. e si presentarono successivamente nella vittoria sugli Ostrogoti di Radagaiso nei pressi di Fiesole nel 406 d.C. Il Magister militum sicuramente agiva in continuità con la linea politica di integrazione dei barbari di Teodosio I, suo predecessore; ma le condizioni politiche erano ormai drasticamente mutate, tanto da non lasciare spazio alla benevolenza di Stilicone. Per questo motivo venne ucciso per volere del suo stesso imperatore Onorio, imperatore di cui era stato prima tutore e poi servitore fedele come capo dell’esercito.

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