I Saraceni nel Cuneese

Alessandro Marini

22/11/23

Storia

Parte della carta "Pedemontium et Monsferratum" esposta ai Musei vaticani.

Le incursioni saracene nel basso Piemonte iniziarono nel X secolo, quando i mori vi giunsero superando i passi delle Alpi marittime e dando inizio a decenni di terrore e di saccheggi. La presenza dei Saraceni nel cuneese, come in tutti i territori che fecero i conti con loro, è evidente in alcuni edifici militari dell’epoca ed oggi conosciute come le “torri saracene", tra cui si annoverano quelle di Garessio, Ormea, Roburent e Frabosa Soprana, situate a controllo di strategici passi di montagna. Tuttavia, l’epoca saracena ha lasciato in eredità non solo costruzioni militari, ma anche termini di derivazione araba. Infatti, a Chiusa Pesio si deve ricordare che il villaggio Ardua, una frazione del comune, deriverebbe dal termine arabo "villaggio". Nel dialetto piemontese un esempio di contaminazione linguistica è rappresentato dalle parole zucca e zucchina, rispettivamente “cusa” e "cusot" e che deriverebbe dall'arabo "Kusa". Inoltre, esisterebbe una leggenda legata all’etimologia del nome Pamparato, comune montano della provincia Granda. Si narra che i mori, assediato il borgo per mesi, catturarono un cane del luogo intento a mangiare una pagnotta di pane condito. Gli assalitori, credendo che fossero ancora numerose le scorte dei cittadini assediati, al punto che si potevano permettere di nutrire in questo modo anche i cani, lasciarono il villaggio. Dall'esclamazione degli assalitori “Habent panem paratum!”, ossia “Hanno pane condito!”, deriverebbe il nome della località. Con la sconfitta dei Saraceni di Frassineto, avvenuta nel 984 a.C., grazie ad un’alleanza fra il Papa Giovanni XIII e l'imperatore Ottone III, le regioni della Provenza e del Piemonte ritrovarono la pace, con la conseguente ripopolazione delle città e delle campagne ed una più intensa attività agricola ed industriale. Tutto ciò, fu reso possibile anche dal ritorno degli ordini monastici, duramente colpiti durante le incursioni degli arabi. La realizzazione della certosa di Pesio, iniziata nel 1173, fu dovuta all'intenzione di riportare una guida spirituale nella zona, fortemente voluta dagli abitanti. La stessa cosa avvenne per quanto riguarda la certosa di Casotto, fondata l'anno precedente, situata tra Pamparato e Garessio, per poi essere acquistata e trasformata in residenza di caccia dai Savoia nel 1837.

 

Fonte principale: Amedeo Michelotti, Storia di Mondovì, ristampa anastatica a cura del Rotary club di Mondovì.

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