I Bressani


Alessandro Marini
19/03/24
Storia
La Torre dei Bressani
I BRESSANI: LA FAMIGLIA CHE CERCO' DI RENDERE MONDOVI' UNA SIGNORIA
I Bressani furono la famiglia che più di tutte le altre contribuì alla nascita e poi alla fioritura del comune di Mondovì. E’ probabile che i Bressani fossero una delle famiglie più ricche e nobili dell’antica Vico (oggi Vicoforte), nonché tra i primi abitatori del vicino Monte di Vico, su cui sarebbe sorta la prima comunità del nuovo e libero comune del Mons Regalis ed in cui è plausibile avessero discreti possedimenti terrieri.
Il primo atto in cui compare il cognome Bressano risalirebbe al 1210, in merito ad un’alleanza fra Mondovì e il Marchese di Saluzzo. Da quel momento in poi, il Bressano sarà al centro della vita politica di Mondovì. D’altronde, se è vero che i comuni nacquero da una spinta popolare che voleva emanciparsi dal giogo oppressivo del regime feudale, è anche vero che la spinta fu guidata da ricchi o aristocratici minori che sfruttarono la situazione per ritagliarsi un potere più ampio. La svolta con cui Mondovì e gli altri comuni della zona, in primis Cuneo e Savigliano, riuscirono ad imporsi nello scacchiere geopolitico del tempo, arrivò a seguito dell’alleanza stipulata con l’imperatore Federico II. Fatti salvi gli antichi obblighi a cui i comuni dovettero sottostare, come il giuramento di fedeltà nei confronti dell’imperatore ed il dovere di seguirlo in guerra, Federico II concesse il privilegio di dotarsi di propri statuti. Forti dell’accordo raggiunto, i Mondoviti cappeggiati dal Bressano iniziarono a sottomettere vari castelli: Torre, Montaldo, Roburent e Rocca De’ Baldi. Infine, assediarono, con l’aiuto dell’alleata Cuneo, il castello vecchio di Morozzo che espugnarono dopo aspri e lunghi combattimenti. Tale atto però, fece infuriare il vescovo di Asti, il feudatario del luogo che scomunicò il comune. Nel 1234, a seguito di un accordo con il signore di Carassone, il castello di Carassone antico passò al comune del Monteregale. Intorno al 1240 il contado di Mondovì si estendeva dalla val Corsaglia, alla val Ellero, fino a Margarita e Rocca De’ Baldi, passando per Piozzo e Sant’Albano. La sete di gloria del Bressano non si placò e Il 21 marzo del 1251 il Gran Consiglio comunale deliberò che il borgo di Carrù e il suo castello divenissero di sua proprietà, come forma di pagamento per antichi debiti.
Tuttavia, più Mondovì cresceva più nemici doveva combattere. La guerra con il marchesato di Ceva venne fermata solo grazie all’intervento di Tommaso di Savoia, vicario imperiale, nonché signore del Piemonte dal 1247 al 1253. In più, la morte di Federico II avvenuta nel 1250, complicò i piani dei comuni piemontesi. Non passò molto tempo che Alba si distaccò dalla lega di cui faceva parte anche Mondovì, oltre ai già menzionati Cuneo, Savigliano e Alessandria. La guerra si concluse nel 1255 e Mondovì ne uscì quasi indenne. Nel 1258 il Bressano firmò un’alleanza con un altro signore che aspirava di imporsi nella regione, Giacomo del Carretto. Nessuno può sapere dove avrebbe voluto arrivare il Bressano che mai viene indicato con il suo nome di battesimo, forse ambiva a farsi infeudare come signore di Mondovì, i cui domini si erano oramai estesi dalla val Tanaro alle vette di Briga e Tenda.
In ogni caso, i monregalesi non volevano più vivere sotto scomunica e il Bressano dovette rendere i castelli di Torre, Montaldo, Roburent, Frabosa e Sant’Albano al vescovo di Asti, oltre a riconoscerlo come feudatario dei suoi possedimenti personali a Carrù e Carassone. Nondimeno, per la prima volta si trovò a combattere contro i suoi stessi concittadini che non tolleravano più i suoi privilegi e la sua autorità. Ne scaturì una guerra che si concluse solo dopo anni, ossia quando lui stesso e il figlio Pietro vennero imprigionati. Il Bressano dovette dire addio al suo sogno di imporsi come signore della città che aiutò a nascere, ad affermarsi e poi a primeggiare in tutto il basso Piemonte. In ogni caso, dopo essere stato costretto a rinunciare ai suoi privilegi e a parte della sua ricchezza, il vescovo non volle decretarne la fine e gli permise di rimanere in possesso dei suoi feudi. Visse nel castello di carrù gli ultimi anni della sua vita, dal momento che morì nel 1264.
Fonte: Amedeo Michelotti; Storia di Mondovì; ristampa anastatica a cura del Rotary Club di Mondovì.
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