Gli Insediamenti nell'Italia Post Romana


Alessandro Marini
30/10/23
Storia
Ricostruzione di una fara longobarda
Nell’Italia devastata dalle incursioni e dalle razzie barbariche, dalla sanguinosissima e distruttiva guerra greco-gotica ed infine dalla conquista longobarda che portò a nuove razzie, guerre ed assedi, vi è un quadro relativo agli insediamenti abitativi molto eterogeneo. Se da un lato vi è la ricca e popolosa Ravenna, che conserva un aspetto classico e tardo antico, visto che proprio in quel periodo storico Ravenna ebbe un nuovo slancio culturale con la realizzazione di nuovi monumenti e quartieri. Dall’altro vi sono le città di Roma e Ticinum, ossia Pavia che conservano solo in alcuni quartieri i fasti del passato ed un aspetto classico. Invece, la maggior parte degli insediamenti antichi si trasforma notevolmente, quando non distrutti o spopolati dalle continue guerre che si susseguirono a seguito della caduta di Roma, come accadde anche a numerose città di modeste dimensioni, per rimanere in provincia di cuneo ciò successe alle città di Augusta Bagiennorum o di Pollentia, oltre che al meno importante villaggio di Bredulum. In ogni caso, anche le città romane che ebbero maggior rilevanza durante l’Impero e che non vennero abbandonate o distrutte subirono, in molti casi, delle trasformazioni significative a causa di esigenze strategiche e mutamenti culturali. Per esempio, città come Bologna e Brescia, per esigenze difensive, tagliarono fuori dalle mura interi quartieri residenziali, i templi pagani vengono abbandonati o trasformati in luoghi di culto cristiani o si assistette al frazionamento delle domus nei centri abitati o delle ville al di fuori di questi, ville che spesso diventeranno, in un’epoca successiva, la base da cui costruire castelli e l’esempio migliore è quello di Fenis. Proprio i castelli iniziarono ad essere una costante, specialmente in quelle regioni soggette alle incursioni barbariche, a partire dal IV secolo, sebbene molte città iniziarono a dotarsi di mura già dalla seconda metà del III secolo. D’altronde la stessa Roma si dotò di imponenti mura sotto l’imperatore Aureliano, a cui devono il nome. Le fortificazioni venivano erette in collaborazione fra l’autorità centrale e la popolazione locale, dal momento che non avevano solo la funzione di accogliere le guarnigioni, ma anche la popolazione. Nelle regioni alpine diventò un vero e proprio sistema di difesa agli ordini di un comes. Detto ciò, l’ultima invasione di popoli germanici che invasero e poi governarono il territorio italico, ossia quella longobarda, comportò una rottura totale con il mondo antico, tanto da far ritenere ad alcuni storici, che è da quel momento che l’Italia entra nel Medioevo, non solo a livello socio-politico, ma anche a livello insediativo. Infatti, le regioni che più furono soggette alle lotte fra Longobardi e Bizantini, ma prima anche fra quest’ultimi e i Goti, sono più scarse le tracce della sopravvivenza dell’organizzazione antica, al contrario nei territori sottomessi rapidamente, sono più cospicue, come nel caso della fascia prealpina. In ogni caso, tutto ciò regionalizzò ancor di più il quadro insediativo che nemmeno la lunga dominazione romana aveva reso perfettamente omogeneo.
Fonte: Il futuro dei Longobardi, a cura di Carlo Bertelli e Gian Pietro Brogiolo, Skira editore, Milano, 2000.
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